“ Ed anche per oggi ho finito!”. Devo dire che sono molto soddisfatta del lavoro fatto. I bambini di classe mia, ventisei piccole adorabili pesti, saranno contenti.
Mi piace il mio lavoro. Insegnare, stare con i bambini, crescere insieme a loro è per me vitale come per l’assetato bere alla fonte. Non si può dire che non sia impegnativo ma la stanchezza passa in secondo ordine davanti ai loro occhi estasiati o alle loro curiosità mai soddisfatte.
Anche stasera mi sono messa al computer con l’intenzione di trovare buone idee per un lavoro natalizio in occasione delle ormai imminenti feste e devo dire che i risultati sono andati ben oltre le mie aspettative così ho messo tutto sulla mia pen drive assaporando già i bei momenti che trascorreremo insieme in classe.
Guardo l’orologio. Ho ancora cinque minuti visto che stasera ci pensa mio marito a preparare la cena. Quanto lo amo! Per via del suo lavoro non c’è quasi mai ma quando è in casa fa di tutto per darmi una mano nel portare avanti questa meravigliosa anche se numerosa famiglia che insieme abbiamo creato. A dire il vero quando eravamo fidanzati lui diceva sempre che due figli, se il Signore avesse voluto , erano più che sufficienti, ma sai com’è … l’uomo propone e Dio dispone e così siamo a quota quattro. Il primo è Carmine, un ragazzo meraviglioso di 23 anni iscritto al terzo anno di “Psicologia del lavoro”. Un tipo introverso, molto attaccato a me e devo dire anche io a lui. Ha una storia, più che altro virtuale, con una ragazzina siciliana e per questo ha fatto terra bruciata intorno a se tutto dedito a questa sua nuova avventura per cui frequenta poco gli amici e questo è alcune volte motivo di scontro tra noi genitori e lui perché vorremmo si divertisse di più e si godesse di più la vita. C’è poi Francesca, da tutti chiamata Kikka, che è l’energia e la vitalità fatta persona. Un tipo dinamico e scalpitante di vivere e godersi la vita fino in fondo, alcune volte anche anticipando la naturale evoluzione delle cose per cui spesso, anche se ci vogliamo un bene dell’anima, siamo in contrasto: lei fa richieste assurde e io cerco di frenarla; meno male che spesso interviene mio marito il quale riesce a trovare sempre una via di mezzo. Comunque è un tipo molto assennato e giudizioso ma questo non glielo dico spesso. Io la ammiro e alla sua età avrei voluto essere come lei, ciò non toglie che spesso i rapporti tra noi due non siano dei più distesi. Viene poi Simone, chiamato da noi genitori Simon Pietro in ricordo del nome della parrocchia dove io e mio marito siamo cresciuti e dove abbiamo buttato le basi della nostra vita e delle nostre certezze. E’ come San Pietro, testardo fino all’inverosimile, ma anche coccolone ed affettuosissimo per cui alla fine riesce sempre a farci fare ciò che vuole lui (sempre nei limiti dettati dalle nostre regole e valori con cui stiamo cercando di mandare avanti la baracca.)Infine c’è Angela, un tenero scricciolino di dieci anni che siamo andati a prendere in Romania e che è la realizzazione di un sogno che avevamo io e mio marito fin da quando eravamo adolescenti ed avevamo cominciato a capire l’importanza della famiglia e a soffrire quando si veniva a conoscenza delle sofferenze dei bambini che ne erano privi.
Come al solito mi sono lasciata andare a pensare ai miei tesori ma è tempo che raggiunga mio marito in cucina non prima però di vedere un sito nuovo di cui ho letto su “Famiglia Cristiana”. Il nome mi ha incuriosita “Famiglienumerose.org” e siccome la mia famiglia non si può dire che non lo sia … Comincio dall’home page. Interessante! Sono molto contenta che finalmente qualcuno abbia avuto il coraggio di farsi avanti e dare voce alle tante famiglie numerose che ci sono in giro e che spesso sono oggetto di scherno e derisione. Anche a noi è capitato qualche volta e devo dire che ci si rimane proprio male quando ti senti osservata come un’aliena da persone a cui tu non hai chiesto niente e che anzi dovrebbero avere rispetto per chi, a costo di enormi sacrifici, crede tanto nella vita da scommettere su di essa mettendo al mondo creature altrettanto meravigliose; magari questi figlioli non avranno i pantaloni con le firme più prestigiose ma hanno tanto amore e tanti valori da arricchire questa nostra sociètà che sta diventando sempre più sterile ed egoista … Ecco, mi sono lasciata andare di nuovo, ma per questioni così importanti non ci metto nulla ad infervorarmi.
Vado avanti nella navigazione e tra le altre sezioni una mi salta subito agli occhi: adozione e affido. Avendo la piccolina sono sempre molto curiosa riguardo a questo tema.
Appena entro, un annuncio mi salta subito agli occhi “Silvia, 20 mesi cerca una famiglia”… il recapito è quello della casa famiglia “Il girotondo” di Roma.
Rileggo più volte questo annuncio e ogni volta mi sento invadere il cuore da una grande tenerezza. Povero pulcino; non bastava non avere una mamma accanto che ti coccola e ti abbraccia ma pure la vita le ha riservato dolore e sofferenza. Non è giusto! Decido di stampare l’annuncio. Ne parlerò stasera a cena anche se dentro di me ho già deciso: devo fare qualcosa per questa bimba!!!
La cena si svolge nel solito modo: confusione, risate, urla e mio marito che tenta inutilmente di ascoltare qualche notizia al telegiornale. Ad un certo punto chiedo un po’ di attenzione e dico a Kikka di leggere quell’annuncio. Quando finisce un silenzio è calato in cucina interrotto però ben presto, come al solito, da Simone.
“ E allora, mamma, perché ha voluto farci leggere ciò?”
“ Non so perché, so solo che mi ha particolarmente colpito e pensavo se noi come famiglia potevamo fare qualcosa per Silvia”
“ Ma come è possibile se a stento riusciamo a tirare avanti già come siamo messi e non senza difficoltà? “ interviene Carmine, il solito razionale; al che mi inalbero e parto in quarta:
“ Prima cosa di tutto non mi sembra che si stia tirando avanti tanto male e poi, diciamocelo, con un po’ di buona volontà si riescono a spostare le montagne …” silenzio, tanto lo sanno che quando mi infervoro alla fine viene fuori qualche proposta “… pensavo … io d’estate per due mesi sto a casa … abbiamo una bella casa al mare in Calabria … che ne dite se ci portiamo la piccola a prendere un po’ di sole e aria buona?”
“Effettivamente deve essere brutto stare male ed essere anche da soli …” riflette ad alta voce Simone. “E’ vero, mamma, è terribile!” aggiunge Angela.
“ Tu cosa ne pensi, Na? ” chiedo a mio marito che in tutto questo contesto è stato l’unico che ha aperto bocca.
“ Penso che quando il “ treno” di mia moglie parte è quasi impossibile fermarla e so che tu hai già deciso ma in fondo sono d’accordo con te. Non è giusto essere soli sempre, ma specialmente quando si è piccoli e si sta male. Io direi che ci si può informare. C’è qualche recapito telefonico? Voi ragazzi cosa ne dite? “ “ Io sono d’accordo” sentenzia Kikka.
“Anche noi” affermano solennemente Simone e Angela.
“ Io non tanto ma se decidete di andare avanti , sarò dalla vostra parte” sussurra Carmine. “Come mai tu non sei d’accordo?” chiedo meravigliata a mio figlio.
“Perché ti conosco e so che già così, spesso sei stanca e spossata. Figurati con una bimba piccola e bisognosa di cure!”
“ Non ti preoccupare tu per me, piuttosto pensa a come sarebbe felice questa piccola” mi inalbero subito. “ La solita idealista” mi canzonano tutti e cinque insieme e dopo una bella risata si continua la nostra cena. Il giorno dopo ho il turno pomeridiano a scuola per cui, dopo aver accompagnato alla porta, con un bacio in fronte, ognuno al proprio dovere ed aver portato la piccola a scuola mi ritrovo con miliardi di cose da fare, come al solito, ma stamani non riesco ad ingranare. Mi risuonano in mente le parole di quell’annuncio e le vari fasi della conversazione avuta a cena con gli altri e specialmente l’ultima affermazione di Carmine. In fono in fondo ha ragione ma è una cosa che io non riesco ad accettare: “ Come, solo per un po’ di stanchezza mia, dovrei rinunciare a strappare un sorriso ad una piccolina? … e poi … non hanno detto che anche loro mi daranno una mano?… ma se poi effettivamente l’impegno è troppo gravoso?…basta con i dubbi! Tanto mi conosco: o lo faccio o mi rimarrà lo scrupolo finche campo e perderò la tranquillità pensando in ogni momento : chissà cosa starà facendo o come starà quella piccolina … ora telefono e … se Dio vorrà lui saprà indirizzare i nostri passi! “.
La donna che mi risponde a quel numero telefonico di Roma ha una voce dolce ed è molto gentile. Mi parla della piccola e dentro di me sento che sta già nascendo un sentimento molto forte verso questa bimba che in fondo non conosco nemmeno ma sento già che mi appartiene. Che strano! E’ vero che “il mio cuore è di ricotta” come dicono i miei cari canzonandomi con amore, ma con Silvia sta accadendo una cosa strana: mi sembra di conoscerla già, di amarla già.
Rimaniamo intesi con Betta, l’assistente sociale della casa famiglia “Il Girotondo”, che mi ha risposto al telefono, che ci saremmo risentite e stacco. Passo il resto della giornata con un senso di felicità dentro che non so spiegare ma che è stupendo e mi sembra veramente di vedere tutto rosa. Tra le altre cose la Betta mi ha detto che la piccola festeggia il compleanno il 19 di dicembre e la sera, quando metto al corrente la truppa della telefonata dico loro anche che sarebbe bello mandare un regalino alla bambina approfittando del fatto che il babbo va spesso a Roma per lavoro e tutti sono d’accordo.
Il sabato è il giorno dedicato alla spesa e alle grandi pulizie in casa ma questo è un sabato speciale: mi ritaglio un po’ di tempo e vado nell’unico negozio di giocattoli del paese dove un orsetto con la faccia birichina attira la mia attenzione. Lo prendo immaginando le mani grassocce di Silvia che lo strapazzano. Chissà se le sue mani sono veramente così, ma mi piace immaginarmele.
Il martedì mio marito parte per la sua solita “tre giorni romana” e mettendogli in mano il pacchetto per la Silvia gli dico che mi sarebbe tanto piaciuto andate con lui e condividere questa esperienza come facciamo di solito ma in questo periodo è proprio impossibile per me assentarmi da scuola con le mille cose da fare in preparazione al Natale, comunque se le dà un bacino da parte mia è come se un poco glielo avessi dato anche io.
La giornata si svolge come al solito.
Attendo con più impazienza del solito la sua telefonata serale per sapere come è andata la sua prima visita a Silvia. Quando squilla il telefono rispondo con una velocità supersonica ma le sue parole hanno l’effetto di una doccia fredda nel caldo mese di agosto: “Ma sei sicura di quello che mi hai raccontato? Ho telefonato armato delle migliori intenzioni ma a momenti non volevano nemmeno ascoltarmi e quando ho detto loro che avevo portato un pensierino per il compleanno della piccola mi hanno detto che non potevano accettarlo per paura dei microbi e che la Silvia non la facevano vedere a nessuno. Il loro atteggiamento mi ha proprio destabilizzato. Ma tu con chi hai parlato?”
Per l’ennesima volta gli racconto della telefonata con la Betta, della sua gentilezza e lui non sa cosa pensare (e neanche io per la verità) per cui gli dico che il giorno seguente avrei telefonato di nuovo. Stacchiamo con un amaro in bocca che non sappiamo ben definire ma questo cambiamento così radicale di atteggiamento ci scombussola e non sappiamo veramente cosa pensare.
Dormo male la notte. Non vedo l’ora che arrivi mattina e appena possibile telefono. Mi sembra di udire una canzone già ascoltata: freddezza,freddezza e tanto gelo. La signora gentile non c’è (dicono che è in ferie) e di ritelefonare dopo le festività.
I giorni passano. Arriva Natale e se ne va. Arriva capodanno e anche lui ci saluta ma quest’anno non riesco a vivere appieno queste giornate. Un mio pensiero è sempre costante: perché quell’atteggiamento? Cosa starà facendo quella piccolina? Perché io non riesco a togliermela dalla testa? Cosa mi sta succedendo?
Finalmente riparte il gran carrozzone della quotidianità ed insieme a lui io torno alla carica: ormai è diventato il mio pensiero fisso. Devo capire, devo sapere, non è possibile un voltafaccia in codesto modo!
Quando ritelefono mi sembra di uscire da un brutto sogno: è di nuovo la signora tanto gentile che mi risponde ma le cose che mi dice mettono tanta tristezza nel mio cuore: Silvia non sta bene, hanno prenotato una visita al l’ ospedale “ Gaslini” di Genova. Andranno il 21 gennaio e se mi fa piacere mi terranno informata degli sviluppi. Figuriamoci, non aspetto altro!
Con una nuova gioia nel cuore vado a scuola e mi sembra che tutto sia con me a cantare e gioire di questo nuovo contatto: i bambini si dimostrano più meravigliosi del solito ed anche quando torno a casa preparo la cena con molta gioia e leggerezza nonostante le notizie che mi ha dato Betta non siano delle migliori ma io so già dentro di me che Silvia ce la farà.
Per il 26 e 27 gennaio mio marito mi ha preparato una sorpresa. Eh, si. Ogni tanto lui mi fa di questi break che tanto ci servono per rinvigorire un rapporto ormai collaudato ma spesso trascurato dai tanti impegni quotidiani. La scusa è ora uno spettacolo di Riccardo Cocciante a Roma. Lui lo sa, per Cocciante farei carte false e poi ho proprio bisogno di stare con lui un pò da soli senza che la tribù ci assalga.
E’ proprio mentre passeggio con lui vicino Cinecittà che mi arriva una telefonata che forse non mi aspettavo ma per il semplice motivo che non volevo sperarci: è la signora tanto gentile della casa famiglia che con voce che tradisce una felicità autentica mi dice che Silvia è tornata dall’ospedale e che hanno dato loro buone speranze. Mi sento scoppiare dalla felicità e quando mi dice se possiamo vederci personalmente rispondo subito di sì e dopo un cenno con mio marito decidiamo il giorno: il 7 febbraio. Quando hai un appuntamento importante il tempo non passa mai! A ripensarci ora tra il 27 gennaio e il 7 febbraio ci sono solo 11 giorni ma per me … per noi sono stati i giorni più lunghi della nostra vita. So già che non vedremo la piccola. La signora al telefono me lo ha detto chiaramente più di una volta ma non mi importa; l’andare a Roma è comunque un inizio di concretezza in mezzo a tante idee evanescenti ed irreali.
Finalmente ci siamo. Io e mio marito abbiamo vissuto questi giorni come una specie di gestazione e ora siamo emozionati come quando si andava a fare una ecografia durante l’attesa dei nostri figlioli. Prendiamo questa giornata come una piccola luna di miele e passiamo il tempo in Eurostar chiacchierando di quello che ci aspetta in questo giorno ma anche di cose che non c’entrano nulla; cose che ci fanno sentire tanto vicini e anche senza parole ci diciamo tutto l’amore che ci lega e che il tempo che passa non fa affievolire ma anzi fa aumentare sempre di più.
E’ bello scendere alla stazione Termini mano nella mano, passeggiare per le vie della città eterna e riscoprire ogni volta che è sempre meravigliosa e che, nonostante il traffico, i rumori, lo smog, si respira un’aria magica … o forse siamo noi che la sentiamo così.
Dopo aver preso due tram (indicatici dalla signora) arriviamo in una zona alla periferia della città. E’ bella ma non so perché non mi sento a mio agio. Come se fosse un luogo che non emana … calore, come se fosse un luogo di emarginati, di persone che non stanno bene e non hanno … nessuno … non riesco a spiegarmi bene, è una sensazione a pelle.
Bussiamo e ci vengono ad aprire due signore che subito fanno svanire quelle sensazioni sgradevoli che mi hanno avvolta appena entrata nel cortile di questo edificio. Sono gentilissime, accoglienti, sembra ci si conosca da una vita e si abbia già un rapporto forte e collaudato di amicizia e di sinergie positive. Si presentano: una si chiama Betta ed è la signora gentile con cui ho parlato tante volte, l’altra si chiama Teresa. Betta è l’assistente sociale di questa casa famiglia e Teresa e la psicologa. Dopo averci fatto accomodare e averci messo a nostro agio, complici anche un dolce fatto per l’occasione e una bella tazza di caffè, ci presentano il caso di Silvia. E’ strano, mentre loro parlano io già so che Silvia è mia figlia. La storia che ci raccontano ci fa tanto male. Quante ne ha passate, povera bimba!
Veniamo così a sapere che è stata abbandonata alla nascita, che ha vissuto i suoi primi 11 mesi all’Ospedale “Bambin Gesù” a causa di un angioma che le devasta la parte sinistra del viso e che poi è stata affidata dal Tribunale dei minorenni di Roma a questa casa famiglia. Qui ha fatto innamorare tutti di sé per la sua forza di vivere, per il suo coraggio, per la sua determinazione e per la sua felicità; si, Silvia è una bambina cha ama la vita e lo dimostra quotidianamente affrontando con serenità e fiducia le dolorosissime prove che la vita stessa le impone, dalle molte ospedalizzazioni alla chemioterapia. Viene poi il nostro momento e ci presentiamo per poi dire che tipo di supporto avevamo pensato di dare a questa bimba. Mentre mio marito sta parlando mi sembra che stia parlando di altre cose, di cose dette magari per un’altra bambina, non per MIA FIGLIA.
Il colloquio volge al termine. E’ stato un bel momento. Pensiamo di alzarci perché già sappiamo che la bimba per oggi non la vedremo ed è giusto così. Troppe volte questa bimba ha visto coppie che dopo il primo incontro si sono volatilizzate. A sorpresa invece Teresa ci dice:
“Volete vederla?”
Siamo presi alla sprovvista e il cuore comincia a battermi forte forte per la felicità.
-Magari!- rispondo io e guardo subito mio marito il quale è più emozionato di me.
Teresa si alza e chiama: -“Claudia” Ed ecco che da una porta laterale che non avevo nemmeno notata entrano due meraviglie. Una bellissima ragazza con gli occhi color del cielo con una bimba in braccio. E’ questione di attimi. La piccola si gira … e … il mio cuore si ferma per un attimo. Sento proprio che ha perso il battito ma è questione solo di pochi istanti … il cuore riprende e la vedo per quello che realmente è: una bimba meravigliosa!
Il suo angioma è veramente devastante ma lo vedi solo per un attimo, per il resto vedi solo una bimba bellissima.
L’emozione è grandissima. Paragonabile solo a quando mi hanno fatto vedere per la prima volta gli altri miei figlioli.
Le prendo la manina e lei la guarda con molta circospezione. Teresa e Betta parlano ma io non le sento, sono in un cerchio magico in cui entriamo solo io e Silvia. Da lontano sento Teresa che mi dice se voglio prenderla in braccio. Non me lo faccio ripetere due volte: il prenderla tra le braccia ed amarla alla follia è tutt’uno!
Non so realmente quanto tempo sia passato, so solo che stiamo così bene insieme che il tempo non ha più importanza. Silvia, dopo aver giocato un poco con un giochino sonoro che le avevamo portato poggia la sua testina sul mio petto e si rilassa a tal punto che sta per addormentarsi. In lontananza sento la voce di Teresa che dice a Claudia (verrò poi a sapere che è l’educatrice di riferimento di mia figlia) di prendere la piccola e portarla di là per metterla a letto per il sonnellino.
Il momento in cui se la prende dalle mie braccia corrisponde alla fine brusca di un meraviglioso e unico momento. Mi sento proprio come quando il suono della sveglia ti strappa ad un sogno stupendo. A stento cerco di riprendermi. Rispondo ai saluti di Teresa e Betta, cammino per Roma, riprendo l’eurostar, ma è come se facessi tutto in trance, con la mente e il cuore sto abbracciando ancora Silvia e lei posa la sua testina sul mio petto.
E’ una sensazione unica e meravigliosa che non mi abbandona nemmeno i giorni a seguire, quando la vita mi riprende nel suo vortice. Ora però ci sono decisioni importanti da prendere… Tornati a casa, per me e mio marito nulla è più come prima. Stentiamo ad ingranare come quando dopo un bel sogno ti devi svegliare e devi ritornare al solito tram tram.
Sappiamo già che la nostra proposta di essere un “supporto” per questa bimba si è già volatilizzato nel momento stesso in cui l’abbiamo vista e sappiamo già, come poi ci confermeranno, che Silvia non ne ha bisogno. Lei ha bisogno, ha il diritto di avere una famiglia;ha il diritto di avere una mamma, un papà che la amino di quell’amore che solo un genitore può dare.
Cominciano i giorni delle decisioni irrevocabili. Dentro di noi Silvia è già la nostra bimba ma non per questo non cerchiamo di ponderare tutti i vari aspetti della vicenda. I contatti telefonici si intensificano e ci propongono di portare i ragazzi a Roma per conoscere la piccola, cosa che facciamo il 15 del mese.
Prima di andare io parlo con i miei figlioli e cerco di prepararli a quest’incontro. Parlo della piccolina e oltre all’amore che traspare dalle mie parole cerco di essere obiettiva riguardo al primo impatto che se non preparato può essere molto toccante.
Siamo al “Girotondo”. Bussiamo e dopo i soliti convenevoli ecco arrivare Silvia in braccio a Claudia (persona stupenda che conoscerò meglio in seguito). E’ la seconda volta che vedo la bimba ma l’ondata di amore e tenerezza è la stessa se non ancora più intensa. Nonostante questo cerco con molto sforzo di mantenermi razionale e osservare la reazione dei miei ragazzi. In fondo molto dipende da quest’incontro!
Rimango incantata vedendo come i miei figlioli giocano e si divertono insieme a Silvia ; tutti, grandi e piccoli. Solo Angela, all’inizio , per qualche frazione di secondi è rimasta impietrita ma poi osservando i fratelli anche lei si è messa a giocare con la piccola ed ora è lì con gli altri che se la sta spassando un mondo.
Anche se troppo presto per noi, questa visita finisce e a tutto son pronta meno che alla brontolata solenne che mi fa Simone circa la presentazione che gli avevo fatto della bambina. Come mi ero permessa di dire che forse il primo incontro sarebbe stato un po’ forte? Cosa avevo visto? Lui ha visto solo una bimba bellissima! Come al solito questo mio figliolo mi spiazza e mi fa capire che lo sguardo è sempre pilotato dal cuore e chi non lo fa perde molto della bellezza della vita.
18 febbraio 2008. Stiamo andando a Pisa per fare un controllo psicologico ad Angela. Eh, si anche la nostra piccola risente ancora degli anni bui vissuti lontano dalla famiglia. Quanto male può fare il mondo a questi piccoli! In macchina abbiamo tempo finalmente io e mio marito di dare voce ai nostri pensieri. Anche stavolta siamo giunti alle medesime conclusioni: non sarà facile ma vogliamo provarci; un nostro no pensiamo che alla fine si ripercuoterà su di noi, ci rovineremo l’esistenza al pensiero di dove sarà e cosa farà quella bimba tanto bella quanto coraggiosa e sfortunata.
Allora, ci diciamo, meglio un po’ di sano impegno piuttosto che un rimorso per la vita.
Ci sentiamo felici dopo essercelo finalmente detti e decidiamo subito per attivarci. Telefoniamo immediatamente a Betta e quando le comunichiamo la nostra decisione sembra a prima vista aver capito male così devo ripeterglielo più volte “Si, vogliamo che Silvia sia la nostra bambina!”. Meravigliose sono le lacrime che sento sgorgare dall’altro capo del telefono e che mi danno ulteriore conferma di quanto Silvia sia amata da queste persone meravigliose che se ne stanno prendendo cura e di Betta in particolare. Da questo momento è un turbinio di incontri col giudice e di frequentazioni alla casa famiglia per imparare a conoscere mia figlia, i suoi gusti, le sue abitudini. Vivo in una specie di sogno: faccio la solita vita e nel contempo mi preparo ad essere mamma per la quinta volta. Che gestazione breve sarà questa! Nell’interesse della piccola si decide di portarcela a casa il 9 marzo perché il 18 la piccola avrà il primo di una lunga serie di interventi all’ospedale “Gaslini” di Genova ed è giusto che vicino a lei ci sia la sua mamma.
Le meravigliose persone del girotondo non mi abbandonano certo ed in questo primo periodo a casa sua la mia piccolina può contare sulla presenza di Claudia la quale si trasferisce a casa nostra per essermi di aiuto e compagnia. Non mi abbandona nemmeno nei giorni del ricovero e siamo io e lei dietro la porta della sala operatoria ad aspettare e trepidare insieme. Che meravigliosa persona, le saremo grati per tutta la vita!
Il primo intervento è positivo così torniamo a casa e … finalmente comincia la meravigliosa avventura: Silvia è nostra figlia e senza di lei la vita non è più nemmeno immaginabile.
E’ vero: Silvia è proprio una follia per amore ma senza amore la vita non è solo follia?
tratto da www.famiglienumerose.org